Quando ci troviamo a voler affrontare una dieta, spesso dobbiamo fare i conti con la famosa “motivazione”. Ma cos’è effettivamente questa motivazione? E la fame emotiva c’entra qualcosa?
cos’è la Motivazione?
Una delle definizioni maggiormente accettate di Motivazione è: “la motivazione è uno stato interno che implica processi consapevoli ed inconsapevoli, che spingono all’azione per conseguire un certo obiettivo, associate ad emozioni positive o a evitare condizioni negative”. Facciamo degli esempi: voglio seguire una dieta perché non entro più nei miei vestiti. Seguo una dieta perché così non mi riconosco più allo specchio. Questi sono esempi che descrivono la motivazione come un qualcosa che porta ad evitare condizioni negative. Voglio seguire una dieta perché poi so che riesco a svolgere meglio alcune attività e mi sento più lucido mentalmente (associo emozioni positive).
Perché ci ci comporta in un determinato modo?
Ora ci poniamo la domanda “perché gli individui si comportano come si comportano?” ovvero perché iniziano una dieta e spesso non riescono a portarla a termine? Cominciamo ad inserire un altro tassello ovvero le Emozioni. La motivazione è intimamente associata alle emozioni (facciamo qualcosa che ci fa sentire felici, allegri, buon umore…) e come abbiamo detto deriva da uno stato interno che ci spinge a compiere azioni al fine di esaudire i nostri desideri (motivazione deriva dal latino motus = movimento).
Oltre le emozioni c’è di più
Detta così sembrerebbe impossibile che qualcuno possa perdere e/o diminuire la propria Motivazione. Oltre alle emozioni però esistono gli affetti, che si differenziano dalle prime se non altro per la durata temporale: infatti le emozioni sono generalmente brevi a differenza che degli affetti molto più durevoli. Gli affetti riguardano la storia di ciascuno di noi e sono collegati alle nostre sfere più intime. Per quel che riguarda il legame tra gli affetti ed il cibo…bhe tutti abbiamo un piatto preferito, un cibo o ricetta che ci ricorda qualcosa (un po’ come le madeleine di Proust), oppure in negativo un cibo che non vogliamo più mangiare: ad esempio io non posso mangiare i sofficini, che al di là della bassa qualità del cibo, il solo vederli mi fa sentire male perché quando ero piccola ho avuto una esperienza spiacevole).
Con la comparsa degli affetti la vicenda si fa più complessa: dover rinunciare o comunque diminuire un cibo che è associato ad un ricordo diventa molto difficile, soprattutto nei momenti più duri che possiamo vivere, a volte diventa quasi impossibile. In quest’ottica cambiare il modo di mangiare può assumere il significato di perdita, cioè paura di perdere il ricordo.
Cosa significa per te “cambiamento”?
Allora prima di levare ogni cosa dalla dieta, chiediti cosa significa per te il cambiamento, se l’emozione che provi in questo processo è piacevole, se ti farà star bene aver raggiunto l’obiettivo. Poi rispondi alla domanda: mangiare un po’ meno determinati cibi ha davvero il potere di farmi perdere il ricordo e l’affetto ad essi associati?
Tramite il rapporto con il nutrizionista potrai trasformare questa paura in coraggio per affrontare il cambiamento e ritrovare la possibilità di raggiungere il tuo obiettivo senza perdere la motivazione!
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